L’Evidence Based Practice è oggi, a ragione, il modello guida nella presa in carico dei pazienti. Questo modello da solo presenta però dei limiti e non è sufficiente per essere operativi nell’utilizzo delle manipolazioni vertebrali. Come possiamo ovviare a questa situazione?
Proposta di un modello ad approccio integrato nella manipolazione vertebrale (Fabio Perissinotti)
L’approccio integrato nasce dall’osservazione dei limiti della EBP che possono essere ovviati se viene integrata con altri approcci (Attenzione non sostituita!) coordinati dall’expertise del clinico.
L’EBP rimane l’orientamento di partenza
L’Evidence Based Practice, ovvero la presa in carico dei pazienti basata sulle migliori prove cliniche di efficacia, ha apportato a partire dalla metà degli anni ’90 del secolo scorso un contributo fondamentale nel tentativo di oggettivare l’operato dei professionisti sanitari e di migliorare la prevedibilità degli outcome in seguito a specifiche terapie. Tuttavia, allo stato attuale, essa non è sufficiente da sola a giustificare l’operato sanitario e nella fattispecie l’approccio clinico in terapia manuale. Vi sono dei limiti, ad oggi non superati, riguardanti i risultati delle metodologie di indagine clinica in relazione a diversi fattori, non ultimi anche se non unici, la mancanza di un eziopatologia certa di molte problematiche muscoloscheletriche affrontate in terapia manuale, si pensi per esempio al NSLBP on NSNP, e la difficoltà di individuare e misurare l’influenza dei fattori contestuali sull’outcome.
I 7 modelli integrativi all’EBP da utilizzare nelle manipolazioni vertebrali
I 7 modelli che guidano la nuova proposta in terapia manuale vertebrale sono:
- Modello Evidence Based Practice EBP
- Modello euristico-pragmatico
- Modello di interdipedenza regionale
- Modello contestuale
- Modello multimodale passivo-attivo integrato
- Modello sistemico
- Modello collaborativo
Ricordando fin dall’inizio che essi sono strettamente correlati e che ognuno include sempre gli altri.
Il Modello euristico-pragmatico
Il termine euristico deriva dal greco “trovare” e si riassume nell’adagio “sapere, saper essere, saper fare”. Si rifà al pragmatismo americano, corrente filosofica sorta negli Stati Uniti nella seconda metà del sec. XIX e fondata sulla connessione fra conoscenza e azione. Il pragmatismo insiste sulla funzione del pensiero come produttore di credenze da sottoporre al vaglio dell’esperienza e della prassi o sull’utilità sociale e religiosa dei nostri sistemi di credenze. In definitiva, quando non ho certezze scientifiche parto da quello che so e procedo per prove ed errori, per esperienza e intuito, comprendo mentre agisco, aggiusto il tiro e perfeziono in base al risultato fino a quel momento ottenuto. Ad ogni modo sono operativo, seguo una direzione concreta e ottengo un risultato sia pur non perfetto. Se posso poi, a posteriori, riformulo il mio modello iniziale con maggior rigore scientifico. Nello specifico, secondo l’Enciclopedia Treccani e il Dizionario Oxford, in matematica quello euristico è un procedimento non rigoroso che consente di prevedere un risultato, che dovrà poi essere convalidato. In psicologia le euristiche sono semplici ed efficienti regole che sono state proposte per spiegare come le persone risolvono, danno giudizi, prendono decisioni di fronte a problemi complessi o informazioni incomplete (Wikipedia).
E’ importante distinguere le euristiche dai BIAS. Le euristiche rappresentano soluzioni efficaci mentre i BIAS, o dispercezioni cognitive, sono euristiche inefficaci e corrispondono a pregiudizi astratti che non si generano su dati di realtà, ma si acquisiscono a priori senza critica o giudizio.
In ricerca scientifica si utilizza l’approccio euristico assumendo un’ipotesi di lavoro e una condotta di lavoro non rigorosi, e affidandosi anche all’intuito e allo stato temporaneo delle circostanze, per risolvere un problema altrimenti impossibile da superare, per esempio a causa della complessità computazionale o perché la soluzione può essere troppo costosa in termini di tempo o di capacità di elaborazione.
Utilizziamo l’approccio euristico in terapia manuale perché la ricerca scientifica di qualità è carente e in alcuni casi i metodi di ricerca considerati gold standard, come i trial clinici, non sembrano la soluzione migliore per l’indagine di alcuni aspetti ancora misconosciuti della terapia manuale.
Il metodo euristico ben si adatta a integrare l’approccio EBP, nel quale, abbiamo visto, accanto alla ricerca scientifica assumono importanza l’expertise e le aspettative del paziente. Possiamo così assumere una condotta clinica che permette di conseguire risultati concreti, rimanendo incentrati sulle esigenze del paziente ancor prima che sulla teoria clinica fine a se stessa. Possiamo sfruttare quello che la ricerca clinica ci offre e compensare quanto ancora non sappiamo con la scoperta per prova ed errori, l’adattamento alle circostanze e l’inclusività operativa, rimando sempre aperti al dialogo e alla correzione.
Conclusioni e proposta didattica
Ognuno dei 7 modelli sopra citati è stato analizzato nel dettaglio e occupa un posto nella logica della presa in carico del paziente. Per esempio, in riferimento al modello passivo-attivo integrato ho selezionato 4 scenari clinici che permettono di integrare l’esercizio fisico terapeutico quando serve in bade alla tipologia di paziente e alle sue condizioni cliniche.
Così nel primo scenario abbiamo l’approccio puramente passivo:
- Solo terapia manuale
- Normalmente efficace nei casi acuti e meno nel cronico
- Normalmente riferita a pattern meccanici e neurofisiologici conosciuti e ricorrenti
- Adatta alle preferenze di pazienti che rifiutano l’esercizio fisico attivo.
Master in Terapia Manuale Strutturale
L’intero percorso didattico è proposto nel corso Master in Terapia Manuale Strutturale che prevede due sezioni: una tecnica e una clinico-operativa.
5 Moduli pratici
IN AULA
- Manipolazione HVLA vertebrale
- Manipolazione HVLA periferica
- Tecniche Chiropratiche su lettino e con attrezzi
ON-LINE
(sempre disponibili sulla piattaforma didattica)
- Fibrolisi miofasciale integrata
- Disordini temporomandibolari
5 Moduli teorici
(sempre disponibili su piattaforma didattica)
- Approccio clinico Best Evidence: i 7 modelli clinici secondo il metodo Manual Therapy Accelerator©
- Principi di valutazione differenziale per ogni distretto corporeo
- Impostazione della scheda clinica
- Razionale clinico in Terapia Manuale per tutte le principali problematiche muscoloscheletriche
- Esercizio Terapeutico funzionale
Autore: Fabio Perissinotti D.O., m-FT, MSc. Sport Physio, BSc. SS.
Direttore Spinal Manipulation Academy