I dieci principi della manipolazione vertebrale HVLA

CONOSCI I DIECI PRINCIPI BASE DELLA MANIPOLAZIONE VERTEBRALE HVLA?

Questi sono i principi per l’applicazione efficace e in massima sicurezza delle manipolazioni vertebrali.

Sono stati elaborati in vent’anni di pratica.

1° Principio della manipolazione vertebrale

Il criterio fondamentale affinchè una manipolazione si svolga con successo è che la manipolazione entri.

Può sembrare scontato ma si tratta di una frase che vuole sottolineare come non si debba perder tempo con l’impostazione di parametri meccanici teorici e presenti ma sia invece fondamentale imparare ad adattarsi e sensibilizzarsi ai tessuti del paziente se si desidera imparare a manipolare bene.

2° Principio della manipolazione vertebrale

Il confort del paziente deve essere sempre rispettato durante la fase pre-manipolativa e manipolativa: è la regola della via del non dolore. Se non è presente una via del non dolore non si manipola. Il rischio è altrimenti quello di attivare l’effetto nocebo e attivare risposte sgradevoli, anche se generalmente transitorie, come ad esempio una contrattura riflessa della muscolatura a scopo protettivo.

3° Principio della manipolazione vertebrale

Non si manipola mai chi non vuole essere manipolato, ovvero non si forza mai la manipolazione. Il rispetto delle aspettative del paziente e delle sue condizioni psicologiche è prioritario. Anche in questo caso il rischio è quello di attivare l’effetto nocebo e provocare contratture riflesse. Inoltre, viene a mancare l’imperativo “primum non nocere”.

4° Principio della manipolazione vertebrale

Occorre curare il posizionamento del paziente in fase pre-manipolativa, così come porre massima attenzione alla posizione e postura del terapista. Da questi due parametri dipende il 50% della riuscita della tecnica di manipolazione vertebrale.

5° Principio della manipolazione vertebrale

Occorre imparare a pretensionare i tessuti per raggiungere lo Slack. Questo è il segreto, infatti buona tecnica sinonimo di sensibilità tissutale. Quando il terapista impara a “sentire” lo slack, allora saprà già se la manipolazione può risucire o meno. Da questo dipende il rimanente 50% della riuscita della tecnica.

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Che cos’è la manipolazione chiropratica drop?

La manipolazione chiropratica Drop sfrutta la caduta rapida di un segmento del lettino chiropratico per dare un input neurofisiologico simile e in sostituzione a quello di una tecnica di manipolazione in Thrust

Il Drop è uguale a un thrust?

La caduta del drop è rapida e avviene per un tratto molto breve come avviene durante un thrust. In questa maniera si ottiene sul corpo un effetto meccanico che veicola stimoli neuro-riflessi e neurovegetativi significativi, ma a differenza del thrust si ha una considerevole dispersione di forze a una maggior salvaguardia dei tessuti, che non vengono stirati nell’ambito dello spazio parafisiologico.
Il mancato stiramento capsulare fa si che la risposta neurologica sia meno incisiva rispetto a quella di una manipolazione thrust ma nel contempo si ha il vantaggio di poter apportare questo stimolo anche in caso di controindicazioni alla manipolazione e in presenza di pazienti appartenenti a categorie speciali.

Quando utilizzare il drop chiropratico?

In definitiva il Drop è una tecnica meno invasiva e adattabile rispetto al thrust, adatta a soggetti che presentano controindicazioni assolute o relative alla manipolazione in thrust o che sono difficili da manipolare, come ad esempio avviene in caso di:

  • resistenze psicologiche
  • eccessiva rigidità tissutale e articolare
  • eccessiva elasticità tissutale e articolare
  • peso elevato o pazienti molto muscolosi
  • malattie reumatiche
  • e altro ancora

Lettino chiropratico drop

E’ un lettino stretto e regolabile in altezza (lettino fisso) con segmenti mobili e caricabili tramite leve. Il segmento armato effettuerà una caduta (drop) breve, rapida e omogenea sotto la spinta dell’operatore e del peso del soggetto. In alcune regioni vertebrali sensibili, per esempio quella cervicale, al termine della caduta l’operatore staccherà le mani rapidamente (RECOIL) per evitare di premere sui tessuti.

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Individuare le bandiere rosse e gialle prima di manipolare

Prima di effettuare la manipolazione vertebrale è fondamentale individuare la presenza di bandiere rosse e bandiere gialle

La sicurezza del paziente in terapia manuale è fondamentale

L’individuazione delle red flag e delle yellow flag rappresenta una competenza fondamentale per il terapista manuale, in quanto permette di rispondere all’imperativo “primum non nocere” che guida la presa in carico dei pazienti.

Le bandiere rosse in terapia

Sono chiamate Red Flag, ovvero bandiere rosse, quei segni e sintomi che potrebbe essere correlati a malattie sistemiche potenzialmente gravi per il paziente. La presenza di bandiere rosse deve mettere in allarme il terapista che dovrà indagare più approfonditamente lo stato di salute del paziente e se necessario chiedere un invio al medico per una diagnosi o, se ritiene che il paziente sia in immediato pericolo di vita, decidere per un invio diretto al pronto soccorso. Ogni regione corporea e ogni patologia ha le sue specifiche bandiere rosse, esistono però delle indicazioni generali da prendere in considerazione (Cavallaro Goodman e Marshall, 2016) in riferimento a quattro aree cliniche:

  • anamnesi remota
  • presentazione clinica
  • tipologia di dolore
  • e ai segni e sintomi associati al dolore.

Occorre ricordare che i segni e i sintomi non hanno di per sé valore assoluto come red flag, ma devono essere rapportati tra loro e riferiti al quadro clinico specifico del paziente.

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Nuovo corso di tecniche chiropratiche avanzate

Corso di tecniche chiropratiche

Flexion-distraction, Drop Table, Break Away, Speeder Board, percussore neurologico e cunei di Dejarnette

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In collaborazione con Chinesport che fornirà tutta l’attrezzatura chiropratica di prima qualità.

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Manipolazioni chiropratiche tecnica flexion-distraction

Che cos’è la tecnica chiropratica flexion-distraction di Cox?

E’ facile trovare dei video sul WEB, ma in definitiva che cos’è la tecnica flexion distraction? a che cosa serve? perchè funziona?

Esistono diversi approcci in trazione e flesso-distrazione per il trattamento lombare e il metodo Cox sembra distinguersi per due peculiarità:

  • L’appoggio della mano sulla colonna vertebrale del paziente, che lo delinea come metodo manuale-assistito.
  • L’utilizzo della mano come feed-back per agire su un segmento vertebrale specifico.

La tecnica è nata inizialmente per il trattamento dell’ernia lombare ma oggi è applicata normalmente per tutte le altre affezioni del tratto lombare ed è stata adattata anche alla colonna cervicale.

Storia della tecnica chiropratica flexion-distraction

La tecnica fu elaborata dal chiropratico James Cox a partire dal 1964 e perfezionata negli anni. Cox si ispirò ai principi del chiropratico e osteopata Floyd Blackmore applicandoli inizialmente ad un lettino marca McManis evoluto successivamente nello Zenith-Cox® nel 1984. Buona parte della dedizione di Cox è derivata anche dalla sua stessa esperienza come paziente che lo ha portato, a causa anche della scarsa attenzione all’igiene posturale e lavorativa, ad un’operazione d’urgenza in seguito ad una sindrome della cauda equina. Nel metodo Cox non a caso sono contenute anche indicazioni sullo stile di vita. Il metodo è insegnato dal 1990 presso National Chiropractic College, successivamente National Health Science University.

Razionale fisiologico della tecnica chiropratica Cox

  • I dischi intervertebrali non hanno ampio apporto di sangue il turnover metabolico è correlato ai movimenti della colonna vertebrale
  • Durante la lateroflessione i fluidi sono rilasciati sul lato della flessione e assorbiti sul lato opposto.
  • Inoltre durante la flessione-distrazione si verifica una diminuzione della pressione discale che, secondo Cox, favorirebbe il riassorbimento dell’ernia grazie alla spinta del legamento longitudinale posteriore.
  • Il movimento mobilizzerebbe anche eventuali aderenze legamentose.

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